A che punto siamo con il Catasto delle Reti: come uscire dall’impasse (e perché)?
Del catasto delle infrastrutture si parla da molti anni, ma non è stato ancora (del tutto) realizzato, sia per la non immediata comprensione di requisiti e format di popolamento del database, sia in termini di dispiegamento e gestione del sistema dal punto di vista hardware, software e procedure operative. Vediamo perché.
Nostante se ne parli da molti anni, il catasto delle infrastrutture di rete (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture, Sinfi) non è stato ancora (completamente) realizzato.
Le cause sono la complessità di adattamento dei necessari processi (ri)organizzativi di una moltitudine di soggetti interessati – a vario titolo responsabili di reti del sopra-sottosuolo – e la mera difficoltà di comprenderne requisiti, architettura, risorse necessarie, specifiche e formati di popolamento del database da parte di molti degli stessi soggetti – specialmente piccoli Operatori o Amministrazioni locali.
Malgrado gli avanzamenti delle tecnologie GIS (Geographic Information System) e la loro maggiore diffusione rispetto al passato, la realizzazione del catasto appare infatti piuttosto complessa, in termini di dispiegamento del sistema, gestione complessiva dal punto di vista hardware, software e procedure operative, ecc.
A beneficio dei vari stakeholder – piccoli e medi Operatori, Enti Locali, Istituzioni…- intendiamo in questa sede cercare di ripercorrere le tappe principali del Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture (SINFI) e chiarirne il contesto istituzionale e operativo, cruciale per la realizzazione di reti avanzate di comunicazione in fibra ottica a banda ultra-larga (BUL) a copertura capillare del Paese — next generation access network (NGAN).
Reti ultrabroadband, i vantaggi del catasto per mapparle
I costi dei lavori civili di scavo e installazione delle infrastrutture a banda ultralarga costituiscono la maggior parte del costo totale e sono pertanto un serio ostacolo all’implementazione delle reti di nuova generazione.
Esistono, tuttavia, infrastrutture poco o non utilizzate che potrebbero essere adatte a realizzare reti in fibra ottica senza necessità di nuovi scavi — dotti e tubazioni per teleriscaldamento, illuminazione, acqua, energia elettrica, ecc. Una mappatura dettagliata delle infrastrutture disponibili sul territorio permetterebbe pertanto di evitarne la duplicazione e i relativi costi. Come dichiarato dal ministro Luigi Di Maio nell’esporre le proprie linee programmatiche in materia di telecomunicazioni «La mappatura delle reti esistenti è cruciale per una corretta pianificazione degli interventi, per favorire la condivisione delle infrastrutture già esistenti e, in termini generali, per la valorizzazione delle informazioni disponibili».
Cosa è il Sinfi e com’è nato
Per fare questa mappa occorre però raccogliere i dati detenuti dalle Amministrazioni, Operatori di telecomunicazione, utilities e da tutti gli altri Enti gestori di servizi pubblici e privati che possiedono o costruiscono infrastrutture di posa utilizzabili per lo sviluppo di nuove reti in fibra ottica.
Il catasto, ossia il Sinfi, è appunto un tale registro delle infrastrutture: uno strumento di informazione geo-referenziato, basato su software GIS, che consentirebbe di pianificare e facilitare lo sviluppo di reti ultrabroadband, e aumentare trasparenza e efficienza delle infrastrutture nazionali, riducendone sensibilmente i costi (20-30%, secondo i piani governativi).
Onde definire standard condivisi in materia, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) ha attivato già nel 2014 un gruppo di lavoro dedicato alle reti di sotto-servizi del sottosuolo, effettuando nell’estate 2015 la revisione delle “Specifiche di contenuto di riferimento per i Database delle Reti di sotto-servizi e per il SINFI”. Il documento finale rilasciato da tale tavolo tecnico nel maggio 2016 è stato oggetto di successive revisioni da parte del Comitato di Coordinamento e Monitoraggio del SINFI — costituito con Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 2 dicembre 2016 (come previsto all’art. 4 del citato DM dell’11 maggio 2016) e composto da rappresentanti MISE, AGCOM, Infratel, AGID e dai rappresentanti delle Regioni e dei Comuni designati rispettivamente dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e dall’ANCI. L’ultima revisione (3.0 del 18 dicembre 2017) è disponibile sul portale SINFI.
Il primo vero atto istitutivo del SINFI (già presente nel D.L. 133/2014, c.d. “Sblocca Italia”), è stato inserito nella Legge 11 novembre 2014 n. 164, seguito dal Decreto Legislativo 15 febbraio 2016 n. 33 che dà vita al SINFI come una sorta di “spatial data infrastructure” (SDI) tematica (parte di una SDI nazionale) sul modello di quanto sperimentato con successo in Lombardia. Allo scopo di realizzare un tale catasto elettronico, il 16 Giugno 2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (GU Serie Generale n.139) il Decreto Ministeriale MISE 11 maggio 2016 “Istituzione del SINFI, Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture”. Il SINFI, la cui gestione è affidata al MISE, ha il compito di registrare le informazioni relative alle infrastrutture passive nel sotto-soprasuolo (cavidotti, linee aeree,…) presenti sul territorio.
Per le attività tecnico-operative ed il coordinamento di tutti i soggetti pubblici e privati responsabili dell’invio, validazione, correttezza e aggiornamento dei dati e delle informazioni comunicati al SINFI, il MISE si avvale della società in house Infratel Italia S.p.a. È stata assegnata all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) la realizzazione e la gestione del “catasto dei servizi” — monitoraggio dell’offerta di connettività e velocità degli operatori di comunicazione elettronica, sia wireline che wireless. Incidentalmente, l’ultrabroadband wireless assume un ruolo sempre più rilevante nelle reti di nuova generazione a banda ultra-larga (come il 5G).
Le difficoltà nel popolamento del catasto
I tempi concessi dal Decreto per la comunicazione al SINFI dei dati relativi alle infrastrutture erano piuttosto ristretti – 90 giorni per gli operatori privati e 180 giorni per le Amministrazioni Pubbliche. Dato il rilevante numero di player nelle comunicazioni elettroniche (Operatori grandi e piccoli, gestori delle varie Utilities, Comuni, Enti Locali, …) e le procedure di popolamento del database non di immediata comprensione e attuazione da parte di molti piccoli e medi Operatori, il SINFI però – come si diceva – è lungi dall’essere stato completato. Come più volte sottolineato – ad esempio, circa 3 anni fa in “Catasto delle reti: opportunità e rischi” -, sarebbe stato opportuno non sottovalutare la circostanza che, come già accaduto nell’«apripista» Regione Lombardia, anche nel resto dell’Italia gli Operatori e le Pubbliche Amministrazioni locali avrebbero potuto non (essere stati in grado di) rispettare tali scadenze.
Occorre quindi porre in evidenza l’importanza e la delicatezza rivestite dalla fase di popolamento del Catasto. Essa è l’attività fondamentale con cui i gestori di infrastrutture e/o i titolari delle informazioni relative alle infrastrutture procedono ad estrarre dai loro sistemi di archiviazione i dati di interesse (geo-referenziati e non), i quali, opportunamente trasformati e compilati secondo le stabilite specifiche di contenuto, vengono conferiti al SINFI.
La situazione attuale
L’importanza e la conseguente attenzione per questa fase è stata colta dal citato Comitato per il Coordinamento e Monitoraggio del SINFI, i cui compiti riguardano l’indirizzo tecnico, il raccordo operativo tra le Amministrazioni che ne fanno parte e il monitoraggio sullo stato di avanzamento del Sistema. Infatti, in occasione delle recenti riunioni del Comitato – parzialmente modificato con DM del 3 ottobre 2018 insediando il Comitato del Catasto delle Infrastrutture (SINFI) nella sua nuova composizione – svoltesi al MISE gli scorsi 22 ottobre e 29 novembre 2018, è stato esaminato lo stato dell’arte e sono stati vagliati gli strumenti utili per la piena operatività e valorizzazione del SINFI, nell’ottica di porre in essere azioni con l’obiettivo di individuare soluzioni che accelerino l’inserimento dei dati da parte di Amministrazioni pubbliche e Operatori.
Per quanto riguarda la situazione attuale, secondo i dati forniti da Infratel solo i comuni della Lombardia e 7 altri comuni (Ravenna, Prato, Senigallia, Corinaldo, Silandro, Terento, Campo Tures) hanno comunicato i dati – mancherebbero pertanto all’appello circa 6.690 Comuni. La situazione appare leggermente migliore sul fronte degli Operatori, tra i quali risulterebbero inadempienti 430 (incluse le utilities) su 1094, inclusi i principali gestori di reti infrastrutturali — ANAS, Autostrade, RFI, Terna.
Come riferito dal Sottosegretario al Mise, Andrea Cioffi, nella riunione del IX Commissione parlamentare Trasporti, Poste e Telecomunicazioni tenutasi il 5 dicembre 2018, il Comitato Sinfi nell’ambito della seconda riunione (29 novembre) ha convocato sia alcuni Comuni (Senigallia e limitrofi) che hanno già provveduto a conferire i dati al Sinfi (onde acquisire informazioni utili per accelerare il popolamento del Catasto da proporre agli altri Comuni italiani) sia rappresentati della società Terna, al fine di recepire elementi utili per accelerare il popolamento del Sinfi anche da parte dei gestori di rete infrastrutturali.
Il Sottosegretario Cioffi ha inoltre riferito alla Commissione che, nell’ambito della prossima riunione del Comitato, programmata per il 15 gennaio 2019, «oltre a proseguire l’interlocuzione con i gestori di rete infrastrutturali e le amministrazioni comunali, sarà discusso il regolamento per l’accesso ai dati del SINFI, nonché le proposte di Infratel sull’utilizzazione del fondo di 5 milioni di euro stanziato dal Governo, nell’ambito della rimodulazione delle risorse assegnate con delibera CIPE n. 71/2017, per azioni di rafforzamento amministrativo volte al popolamento del catasto del sottosuolo e per assistere i comuni nella digitalizzazione dei dati da inserire».
Come uscire dall’impasse
Come già fatto in precedenza negli ultimi anni – cfr. ad esempio “Ecco a che serve il catasto delle infrastrutture” (2015) e “Catasto delle reti: opportunità e rischi” (2016) -, sottolineiamo ancora come, in mancanza di strumenti / organismi di coordinamento e facilitazione, si potrebbero realisticamente prevedere tempi lunghi di incomprensioni / controversie con i gestori, e una composizione graduale del puzzle delle reti pregresse, che renderebbe incompleto (e pertanto scarsamente utilizzabile) il SINFI per parecchio tempo — ancorché aggiornato per le infrastrutture di posa da ora in avanti.
Occorrerebbe all’uopo mettere in campo procedure di risk management / problem solving, supportando i project manager delle varie Organizzazioni coinvolte e i relativi team operativi nel coordinamento tra le varie attività / attori, operando sia a livello locale che nazionale, e facilitando
- la costituzione di un quadro nazionale conoscitivo delle reti di sotto-servizi e delle relative tipologie di gestori,
- la comprensione e gestione dei processi previsti dalla normativa (in rapporto con le Regioni, gli Enti Locali e il gestore del SINFI) e
- l’attuazione di procedure di project control, risk management e problem solving — specialmente con riferimento alle possibili controversie tra Operatori / gestori di mappe e gestori del SINFI.